a casa di ross

a casa di ross
Il mio nome è Rossana, come le caramelle. Ebbene, vorrei avere un centesimo per ogni volta che mi hanno chiamato Rosanna: potremmo permetterci una vacanza alle Maldive. Giusto ieri mi son sentita chiedere, al telefono: “La signora Rosanna?” Seccata, ho risposto: “No, Rossana, con due s.” Due momenti di silenzio, dove sicuramente la signorina ha consultato il suo registro, poi ho tubato dentro la cornetta: “Mi creda, sono assolutamente sicura di non chiamarmi Rosanna.” Altri due secondi di silenzio interdetto, poi finalmente il concetto è stato elaborato e la conversazione è poi andata felicemente in porto. Ho una cugina di nome Rosanna: da lei e da altre Rosanna che ho conosciuto, ho saputo che, spesso e volentieri, con loro disappunto, si son sentite chiamate Rossana: roba da darsi una manata in fronte. E parliamone, dei nomi nonché dei diminutivi che mi hanno appioppato man mano negli anni, una sorta di “madamina, il catalogo è questo”: 1) Rosy (che detesto in sommo grado). 2) Rossy (terribile, semplicemente). 3) Ro’ una roba orripilante (brutalmente, con l’apocope, sintetico al massimo, per chi va di fretta, ma che fa praticamente sparire il nome: con Ro’ ci si può indirizzare a chiunque, da Roberta a Rosalba a Rosaria: e, comunque, non mi garbava; un Ro’ che mia madre, un giorno, fece diventare Rorò, terrificante ed agghiacciante. Stroncai la cosa sul nascere. 5) Roxy, pure peggio, a metà tra il Roxy Bar con canzone annessa e la carta igienica. 6)Rossanina (vezzeggiativo, eccessivo, che sa di lezioso, di smanceria e non mi appartiene). 7): Rossanna (non so nemmeno se esiste come nome), 8)Rossella (mi piace, ma non rispondo se mi appellano così, tanto vale chiamarmi Liutpranda o Valenzilla), 9)Rosella (seee, e poi? Perché, dunque, non Rosina? O Rosetta? Oppure Rosalina?). Quel che chiedo e domando: ma è così difficile leggere o pronunciare Rossana?? Ricordo una signora che dopo anni aveva difficoltà a chiamarmi con il mio nome, storpiandolo sempre, un fastidiooooo.... Ma non solo: quando mi son permessa di interrompere i miei interlocutori, rifiutando il nome storpiato o l’abbreviativo appioppatomi, un paio di loro hanno fatto una faccia infastidita (quasi a significare: ih, come sei pignola). Loro. Figuratevi la mia, di faccia... Ma è possibile mai che debba essere chiamata come pare a loro? Ma mi el su no... Non solo: sbagliano il nome anche al serenissimo Joannes Carolus, che è stato chiamato di volta in volta Gianfranco (dopo ben tredici anni, una nostra amica insiste ancora a chiamarlo così, e noi la correggiamo immediatamente, all’unisono: ma tant’è, non c’è verso), Gian Paolo, Gian qualunque cosa. Non solo, gli sbagliano anche il cognome: quando abitava a Milano, ha ricevuto diverse lettere con cognomi vari e variabili, anche pittoreschi, che risultavano dallo storpiare il suo cognome, che il suo portiere gli recapitava perché ormai aveva capito l’andazzo e ci ridevan anche su. Son riusciti a sbagliare persino il nostro certificato di matrimonio (un caso raro negli annali della storia dei certificati); evidentemente l’impiegato, (e, udite udite, una volta tanto il mio nome risultava corretto), aveva mal trascritto il cognome del mio legittimo consorte: in tal modo risultavo coniugata ad un altro uomo. Cosa che, capirete, non mi garbava per nulla (e garbava ancora meno a Joannes Carolus). Quando, al ritorno del viaggio di nozze, ci recammo all’anagrafe per la correzione del certificato, si verificarono scene di panico assolutamente comiche: ogni commesso ed impiegato a cui tentavamo di far capire il nostro problema ci dirottava immediatamente ad altri piani ed altri uffici pur di sbarazzarsi di noi e della patata bollente: ciò che ci ha dato modo di farci conoscere in ogni angolo la topografia dell’anagrafe, servizi igienici, ripostiglio delle scope e bar inclusi. Due impiegati, alla vista del certificato e dell’errore, si sono addirittura dati alla fuga, dichiarando che erano lì per caso, che non sapevano nulla e che non c’erano e se c’erano dormivano; altri han cominciato a telefonare freneticamente a destra e a manca, chiedendo disperatamente aiuto nell’ingarbugliata faccenda. E quello che riceveva la telefonata la inoltrava immediatamente ad altri uffici: nessuno voleva prendersi la responsabilità di mettere le mani sull’errore e sul foglio. Un fuggi fuggi ed uno scaricabarile generale, durato mezz’ora, ai quali ha posto fine l’arrivo del Capo Supremo, scomodato dall’empireo dei piani alti, che finalmente, di fronte alle carte, emise un nuovo certificato di matrimonio, corretto. Per scorciare, ed arrivare alle uova in cocotte, son talmente semplici e velocissime da preparare, nonché gustosissime: l’unica difficoltà consiste nel non far rapprendere completamente il tuorlo; per cui basterà cuocere in forno caldo le cocottine per 3 o 4 minuti: dopo aver controllato, si potrà infornare ancora per un minuto, per un tempo totale di cottura di massimo 5’. Mi piaccion le uova, e di molto: un semplice uovo al padellino, per esempio, una frittatina con le erbette, o le uova in Purgatorio, con del pane tostato e della verdura, mi consentono di fare una pasto quanto mai soddisfacente. Se poi le uova sono accompagnate ai funghi, che adoro, capirete quanto poco sono rimaste parcheggiate in tavola, le cocottine...
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UOVA IN COCOTTE CON I FUNGHI
martedì 16 novembre 2010