a casa di ross

a casa di ross
Chi ha detto che le casalinghe fanno una vita noiosa? In codesta casa la noia è sconosciuta invero; ho, tanto per stilare un catalogo mozartiano, extra ordinario dalle normali, quotidiane domestiche faccende, da rincorrere i pelosi, raccogliere (quasi sempre al volo, con utile esercizio per i riflessi) tutto ciò che cade da armadi e pensili: per esempio, giusto oggi mia madre è rimasta seriamente impressionata da un bolide piovuto giù da un pensile, che le è passato davanti al viso sgomento prima di atterrare fragorosamente sul tavolo; bolide che si è rivelato essere una bottiglia di vetro che mi serve per le conserve di pomodoro, (per fortuna ancora vuota, ‘ché non è ancora tempo di conserva), che solo per un fortunato caso non è andata in mille pezzi. Ma i cocci li ho dovuto raccogliere lo stesso, (evidentemente oggi era scritto nelle stelle), perché un chiodo che reggeva un pesante quadro ha ceduto ed il quadro in questione è volato per terra, disintegrando il vetro in migliaia di frammenti, pericolosi per noi e per le zampe dei nostri animali: un lavoro, meticoloso assai, di raccolta che mi ha preso di molto tempo. Oltre a tutte codeste bazzecole ed al consueto bucato settimanale, si è aggiunto, come il cosiddetto carico da undici, il cambio di stagione, (temuto da di molte signore più dell’invasione degli ultracorpi) stante il caldo estivo sopraggiunto repentinamente a metà primavera. Ho rischiato di soccombere sotto tonnellate dei nostri indumenti estivi ed invernali: un delirio di cappotti, impermeabili, giacche, giacconi, piumini, giacche ed abiti, camicie e camicette, tailleurs, maglioni, gonne, pantaloni, pigiami e vestaglie da riporre; poi c’è stata la ricerca affannosa dei capi che mancavano all’appello, e le spedizioni in tintoria per portare e ritirare il vestiario prima di riporlo: ciò che ha sollevato il garbato commento del mio serenissimo consorte, circa il mio affollato guardaroba, degno di Imelda Marcos, nonché delle ben impegnative conseguenze, per me, di cotanta abbondanza, che ho dovuto sistemare. Insomma, oggi è stato un vero tour de force, effettuato con un caldo africano che mi ha gettata nella prostrazione, tra un tripudio di colori e di tessuti più o meno pesanti, la biancheria da stendere, i piumini e copripiumini da riporre dopo l’asciugatura e la stiratura, il pranzo da preparare; sempre tenendo d’occhio i pelosi per evitare furti ed involamenti di cose buone dal tavolo di lavoro. In tutto codesto traffico ho trovato pure il tempo di preparare una squisita e facilissima quiche, in occasione di una cena con dei cari amici, quiche che è stata di molto apprezzata. E siccome non ne avevamo abbastanza, ci è venuta l’idea di andare per musei, dato che stasera sono aperti gratuitamente sino alle 2. Dopo aver camminato almeno per un chilometro dal parcheggio sino a Palazzo Barberini, abbiamo dovuto amaramente constatare che la folla in fila era biblica e saremmo entrati ben oltre la mezzanotte. Siamo dunque andati oltre, raggiungendo le scuderie del Quirinale per rivedere la mostra di Lorenzo Lotto: ma anche lì la coda era di almeno 60 metri. Abbiamo quindi proseguito sino ai Mercati Traianei, poco distante, ma lo spettacolo ci ha fatto rimanere a bocca aperta: la fila raggiungeva quasi Piazza Venezia. Tanto per non tornare a casa a bocca asciutta dopo sì tanto camminare, siamo allora approdati ai Musei Capitolini (tutto sommato abbiamo percorso quasi tre chilometri). Rassegnati, ci siamo messi dunque alla fine di una coda che faceva il giro della piazza, riuscendo ad entrare all’incirca verso le 23,30, godendoci finalmente i capolavori ivi alloggiati in mezzo ad una ressa da stadio; per tornare alla nostra magione oltre le due di notte, peraltro in deplorevoli condizioni e con i piedi ridotti a quattro stracchini. Altro che casalinga disperata, annoiata: dire, piuttosto, di molto affannata ed assonnata ...
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QUICHE DI FORMAGGI ED ASPARAGI
sabato 14 maggio 2011