a casa di ross

a casa di ross
Storia dapprima dolentissima e funesta, poi felice: mi scuserà l’eccellente Citati, se prendo a prestito, per di più capovolgendolo, il titolo di un suo celebre romanzo, per tentare di descrivere ciò che è successo durante la preparazione di codesta squisita pizza: ‘ché ci vorrebbe la penna di Citati stesso, o di Dovstoevskij addirittura, per narrare il grande trambusto, gli accadimenti concitati che hanno rischiato di volgere in somma tragedia la giornata, iniziata sotto i più favorevoli auspici con il rinfresco del lievito madre, (ciò che mi ha fatto alzare presto la mattina, che mi sconvolge le celluline grigie superstiti e mi manda vieppiù in ciampanelle). Verso mezzogiorno e mezzo la pizza era dunque pronta, ma, al momento di accendere il forno, un corto (con annesso botto e scintilla), ha spedito, repentinamente ed inopinatamente, all’altro mondo la ciabatta alla quale sono collegate le spine dei due forni a mia disposizione. La tentazione di abbandonarsi a gesti inconsulti e disperati è stata forte; ma di solito riesco a non cedere al panico, per cercare di trovare una soluzione al problema. Ho scelto di non disturbare Joannes Carolus, il quale, per telefono, probabilmente ben poco avrebbe potuto aiutarmi; così come ho scartato l’idea di bussare alla porta della mia gentile vicina di casa, per usufruire del suo forno, ed ho quindi tentato di porre rimedio a sì incresciosa situazione: dapprima cercando di sostituire la ciabatta, non riuscendo però a farla funzionare, probabilmente a causa dell’agitazione. Ho tentato allora di collegare il forno ad un’altra presa industriale, posta più vicino alle camere da letto che non al salotto, tramite una prolunga, che non arrivava alla presa per soli due centimetri: roba da crisi isterica. Dopo vari altri tentativi, falliti, di collegare il forno ad altre prese non industriali, e l’aumentare dell’ansia (‘ché la pizza deve essere infornata a tempo debito, pena il buttarla nella spazzatura), ho preso la draconiana decisione di trasportare a braccia uno dei due (pesanti) forni in salotto, dando prova di prestanza e possanza fisica eccellente, per riuscire finalmente a collegarlo alla presa industriale di cui sopra, tramite la prolunga, che stavolta c’è arrivata. Ho così infornato la pizza in salotto, dopodiché, avendo superato l’ostico momento e l’emergenza, ho potuto rilassarmi: telefonando a mia suocera per raccontarle l’epico momento che avevo affrontato; la quale mi ha suggerito che avrei potuto superare l’impasse congelando la pizza pronta, per cuocerla in differita, una volta riparato il guasto. Meravigliosamente e lapalissianamente vero: ma è altrettanto ben vero che, a mente fresca si ragiona meglio; mentre io ero nel dramma fino alle orecchie e le mie rattoppatissime celluline grigie non erano in grado di elaborare un secondo, alternativo pensiero, in quei concitati ed affannati minuti. Joannes Carolus, rientrato a casa dall’ufficio, deus ex machina della situazione, ha risolto prontamente ed efficientemente il problema, sostituendo la ciabatta e ripristinando lo status quo ante (oltre a paventare di restare senza forno per giorni, temevo che il danno fosse maggiore e dunque ben più costoso): dopodiché è stato incoronato di alloro, e festeggiato come Orazio Coclite. Tutto è bene ciò che finisce bene, dunque, anche se ho sofferto non poco e mi sono insacchettata, accasciata, una volta finita la tempesta: certi accadimenti, alla mia età ed alla mia mitralica, mica fan bene...
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PIZZA CON RADICCHIO ROSSO E TALEGGIO
lunedì 4 aprile 2011