a casa di ross

a casa di ross
Otto non è un micio tranquillo, questo è acclarato: già l’autunno scorso, passando attraverso il balcone della nostra camera da letto, si era infilato allegramente in casa dei nostri vicini, causando un po’ di parapiglia. Ma stamattina, vederlo camminare placidamente sulla ringhiera del balcone della cucina, superando il divisorio (che già un paio di volta ha visto me protagonista di volteggi acrobatici per via della dimenticanza delle chiavi), per poi atterrare con nonchalance nella parte di balcone della mia vicina, mi ha fatto rischiare uno “sciopòn”. Un po’ come succede nei film di Stanlio ed Ollio, quando occorre un secondo sguardo, acciocché il cervello colga appieno ciò che gli occhi hanno visto, dopo la prima occhiata casuale, ho dovuto guardare una seconda volta, prima di mollare il mestolo e correre in balcone, purtroppo in vistoso ritardo sull’elegante salto di Otto. Sapendo che nell’appartamento accanto vivono tre gatti ed un cane di notevoli dimensioni, prima di ritrovarmi il micio a strisce, ho provato a far rientrare l’infingardo nella nostra porzione di balcone, offrendogli pezzetti di parmigiano e chiamandolo con voce flautata; invano: dapprima mi ha guardato con somma indifferenza, poi si è poi strofinato contro le piante, infine mi ha voltato la schiena, ispezionando con somma cura l’altrui balcone. Dovendo preparare il pranzo ho lasciato dunque perdere, affidandolo al suo gattangelo custode, che, evidentemente, è stato di molto efficiente: dopo dieci minuti, ho rivisto Otto passeggiare sulla ringhiera, rientrando, manco fosse sul marciapiede di Via del Corso: questa volta mi son prodotta in un salto plastico che ha avuto maggior fortuna, perché l’ho acchiappato al volo, tra le sue veementi proteste. Sculacciarlo è servito a ben poco: dopo un po’ l’ho ritrovato comodamente acciambellato sul profilo di marmo del balcone, a strapiombo sul vuoto, mentre meditava, gravemente, circa l’escatologia del mondo. E che altro posso fare con codesto gatto, se non rassegnarmi alla sua sindrome di David Livingstone, e sperare che non venga fatto a straccetti dal cane della mia vicina o ridotto a brasato nel giardino di sotto. In mezzo a tutto codesto andirivieni sono riuscita a confezionare una squisita minestra, utilizzando gli avanzi, come si poteva supporre, del brodo del risotto; al quale ho aggiunto altri avanzi, di fagiolini e pisellini nella fattispecie, ai quali ho unito un avanzo di salsa di pomodoro e la pastina all’uovo. E’ una minestra strepitosa, adattissima per queste sere ancora fresche, e per la verdura, che fa sempre bene: la prova costume ormai è dietro l’angolo...
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MINESTRA DI VERDURE CON PISELLI AL PROFUMO DI ZAFFERANO
mercoledì 23 marzo 2011