a casa di ross

a casa di ross
E’ cominciata, con il Primo Maggio, la stagione dei pic nic, delle scampagnate, delle grigliate all’aperto. Di solito si inizia con la gita di Pasquetta: quest’anno, visto il maltempo, si era un po’ in ritardo sulla tabella di marcia; inoltre mi son ritrovata un po’ fuori esercizio, visto che l’ultimo pic nic data al Settembre scorso. Mumble mumble... Inoltre non sapevo proprio cosa fare... Questo l’ho già fatto, quell’altro sono stufi di vederlo... chi non ama le verdure, chi è intollerante a questo, chi detesta quell’altro... Pensa di qua, gratta la testa di là, alla fine mi sono rassegnata a cercare nell’archivio. L’ultima ratio, alla quale mi piego obtorto collo, anche quando qualche amica mi chiede se ho una particolare ricetta. Archivio. Una parola pomposa che per me significa: due faldoni pieni zeppi di pizzini, appunti, ritagli di giornale, manoscritti sbiaditi da chiazze di unto, ricette trascritte da non so quanto tempo, in maniera disordinatissima. E poi due cartelle, colme di inserti di varie riviste, datate anni ’70, ’80, ’90 sino ad oggi; tre grosse agende piene di ricette manoscritte, ovviamente in maniera illogica, mescolate allegramente (ho tentato una classificazione, colorando diversamente i titoli, per distinguere almeno i primi dai secondi e gli antipasti dai piatti di pasticceria, ma rimangono comunque agende impervie alla ricerca). Ovviamente ci sono i libri di cucina: quattro scaffali di libreria colmi di libri, scaffali che ormai sono vicini allo scoppio, perché i libri sono sovrapposti, stratificati, messi ad incastro, facendo violenza a tutte le leggi della fisica. Conto, su un altro scaffale, diverse annate della Cucina Italiana, cui sono abbonata, vari numeri di altre riviste di cucina, due enciclopedie della Cucina Italiana, il Cucchiaio d’argento, più i vari (corposi) supplementi a tema del Cucchiaio d’argento, il mitico “Manuale di Nonna Papera”, allora novità editoriale, che avevo chiesto mi fosse regalato: calcolate che ho cominciato a cucinare quando ero in prima media. Insomma, un notevole corpus cartaceo, un oceano nel quale intrepidamente mi sono immersa. Quando sono in questa fase sono fisicamente irraggiungibile, seduta per terra circondata da chili di carta, post it colorati, evidenziatori e penne anche nei capelli (mi premunisco, perché riesco a perderle tra i vari fogli di carta e le agende, quindi per riuscire a scrivere con una penna, ho bisogno di almeno 10). All’inizio della ricerca pareva che avessi l’imbarazzo della scelta, poi, man mano, ho scartato alcune ricette, troppo complesse o lunghe da preparare, altre che prevedevano troppi ingredienti, altre ancora da scartare per tenere conto delle altrui antipatie ed intolleranze alimentari. Insomma, dopo un’ora di ricerche avevo ridotto la scelta a due ricette. Che, ecumenicamente, ho mischiato, unito e rielaborato, in modo da ottenere questa che trovate, della quale rivendico la maternità.
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CAKE DI ASPARAGI
giovedì 7 maggio 2009