a casa di ross
a casa di ross
Otranto è una perla dell’Adriatico, il primo lembo di terra italiana baciato dal sole che sorge, città che era un importante porto già al tempo dei Romani, e che divenne un caposaldo dei bizantini al tempo dell’impero orientale in Italia; fu quindi conquistata dai normanni nel 1070, sino al 1480, anno in cui fu presa dai Turchi, che catturarono e massacrarono tutti gli abitanti. Gli 800 cristiani sopravvissuti furono fatti prigionieri e fu loro offerta la grazia in cambio dell’abiura, che però rifiutarono: le loro ossa riposano all’interno del Duomo e sono stati dichiarati santi recentemente. La città più orientale d’Italia fu quindi fortificata dagli Spagnoli, che modificarono il castello costruito dagli Aragonesi tra il 1485 ed il 1498, di modo che Ostuni abbia un nucleo storico affascinante, dove è piacevolissimo perdersi ed attardarsi. A patto di non capitare lì per la festa importante come quella di oggi: perché è la festa della Madonna dell’altomare, ed abbiamo trovato gente proveniente da mezza Puglia, nonché anche da zone confinanti. C’era ressa, abbiamo dovuto combattere per parcheggiare l’auto e Taddeo ha rischiato di essere calpestato dalla folla, biblica, il che gli ha fatto venire il cimurro. A Joannes Carolus, mica a Taddeo. Abbiamo pranzato al “Cantico dei Cantici”, in Via Papa Costantino, 3, all’angolo con il Corso Garibaldi, tra ricche vetrine e negozi molto attraenti, un ottimo ristorante dove abbiamo mangiato meravigliosamente bene, ma dove abbiamo però trovato la sgradevole sorpresa di ritrovarci nel conto 6 euro di coperto e 5 euro per due bottiglie di acqua da neanche un litro, ciò che ha vanificato la scelta di Joannes Carolus di consumare il menù da 25 euro, che prevedeva linguine allo scoglio, soutè di cozze e scorfano al pomodoro. In totale abbiamo speso 55 euro, decisamente troppo per ciò che abbiamo consumato (io ho scelto uno strepitoso piatto di linguine alle vongole). In mezzo dunque ad una caterva di gente degna di una bolgia dantesca, ci siamo mossi con difficoltà per la cittadina, andando sul lungomare a seguire la Messa all’aperto, là dove poi hanno sistemato, con pompa magna, la statua della Vergine su un’imbarcazione che, scortata da un centinaio di altre imbarcazioni, ha fatto un giretto fuori dal porto, durante il quale sono stati lasciate delle corone di fiori per commemorare tutti i caduti in mare; per rientrare altrettanto trionfalmente alle 22, tra i botti, per essere riportata in chiesa dopo un’ulteriore processione cittadina. Finita la quale la gente si è riversata in corposa massa in Corso Garibaldi, per cenare ai numerosi bar e ristoranti, nonché a visitare e curiosare tra i numerosi e bei negozi. Ovviamente abbiamo tirato tardi anche noi, ciondolando su e giù per la città vecchia, cosa che ha sempre i suoi vantaggi, perché in Via Basilica 6 ho scovato un negozio molto carino, ”De’ vinis - spiriti, mangiari e cocci”, gestito dalla simpatica signora Francesca, un locale elegante, femminile, accogliente (in una saletta del negozio c’è anche un camino, un’antica tajine e ferri antichi, di famiglia), dove, tra una chiacchiera e l’altra ho fatto la spesa: mini friselle alla pizzaiola, biscottini alle mandorle, pastarelle casarecce da latte e frise alla farina di orzo, a prezzi decisamente convenienti. Perché non sia mai che noi si torni a casa a mani vuote...
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OTRANTO (CON TANTO DI FESTA DELLA MADONNA DELL' ALTOMARE)
domenica 5 settembre 2010