a casa di ross

a casa di ross
La matematica ed io... ci ignoriamo allegramente. La cosa è iniziata dalla mia più tenera età. Ho sentito sino alla noia le maestre, già in seconda elementare, dire a mio padre frasi come: “E’ intelligente, ma non si applica...”. E, in prima media la prof. di matematica: “Ha delle lacune da colmare...” Le ripetizioni e le paternali diventarono pane quotidiano, e l’avversione per tutto ciò che era anche lontanamente collegato a geometria ed aritmetica crebbe esponenzialmente. Mio padre le ha tentò tutte per insegnarmi a contare, arrivando ad insegnarmi, in seconda elementare, a giocare ad asso pigliatutto e rubamazzetto per farmi contare i punti. Ma nonostante i suoi ed altrui nobili sforzi, anno dopo anno, le lacune sono diventate oceani. Diciamo che la matematica ed io ci siamo separati consensualmente, per incompatibilità. Pur essendo io un tipetto preciso sino alla pignoleria, specie quando si tratta di dosi degli ingredienti, di fronte a giochi come “Il quesito di Susi” della Settimana Enigmistica, annaspo, il mio cervellino mulina e cerca disperatamente di ragionare, poi soccombo e rinuncio. Quando Joannes Carolus, eccellente matematico ed appassionato di materie scientifiche, vuole spanciarsi un po’ dalle risate comincia a chiedermi le tabelline: non sa mai cosa ne viene fuori, e neanche io (della serie per me la matematica è un’opinione: si, la mia, e cambia anche in continuazione). Peraltro, anche l’avvento dell’euro mi ha rovinata. Già facevo fatica a calcolare le percentuali degli sconti in lire, figuratevi il dramma di calcolare centesimi e millesimi... I primi tempi giravo con la calcolatrice in tasca, poi, siccome risultò difficile anche usare la calcolatrice (riuscivo ad ottenere le radici quadrate, invece delle percentuali, non so perché, o forse si?), ho gettato la spugna e cerco di andare a spanne... In codeste penose condizioni, devo sempre chiedergli aiuto quando devo “tradurre” pesi e misure. Non è raro che gli telefoni ansimante per la fretta di sapere quanti ml sono i decilitri di latte indicati in ricetta oppure per tradurre altre misure, perché sono in piena attività culinaria ed ho urgenza di andare avanti nella preparazione, esausta dopo aver cercato di riportare in auge le scalette di conversione che usavo in terza elementare, senza successo ahimè. Anche questa volta ho distratto Joannes Carolus dalle sue importanti elucubrazioni per chiedergli di aggiustare le dosi della ricetta di questa confettura. Le dosi indicate nella ricetta erano per tre chili, ed io avevo due chili e 600 grammi di prugne al netto dei noccioli. Bisognava regolare di conseguenza le dosi di acqua e zucchero, e non sapevo come ridurre in proporzione le quantità date dalla ricetta. Ah, la ricetta... l’ho presa dal numero di Settembre 1995 della Cucina Italiana. Quella originale è una composta, che avevo già fatto l’anno scorso con lo sciccosissimo sciroppo di Rhum, ma quest’anno l’ho preparata così, una morbida, profumata e golosa confettura da gustare con del pane e del burro, per colazione.
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CONFETTURA DI PRUGNE ROSSE DI VIGNOLA
mercoledì 21 ottobre 2009